Decreto riscaldamenti: facciamo chiarezza sugli obblighi per il risparmio di Gas
Una misura di austerity (e buon senso) per prevenire ed evitare razionamenti sul Metano
Il decreto a firma del MiTE, annunciato ormai da tempo, è stato emanato ed è entrato in vigore alla data di firma dello stesso, ma cerchiamo di capire davvero, con parole semplici, cosa prevede.
Riduzione di giorni, temperature e orari (solo dove possibile)
Il ragionamento del Ministero per la Transizione Ecologica (MiTE) è molto semplice: bisogna risparmiare il maggior quantitativo possibile di gas metano, per cui si sono stabilite delle regole per evitare gli sprechi dove è possibile.
Laddove il riscaldamento è fondamentale (ospedali, RSA, scuole primarie o intere cittadine nelle zone montuose) non è prevista alcuna limitazione. Dove, invece, il clima è più mite e si possono fare dei piccoli sacrifici, verranno introdotte le limitazioni.
Per questo motivo, la norma prevede interventi diversi in base alle zone climatiche, in modo da non creare disagi dove l’inverno è particolarmente rigido.
Ovunque, tuttavia, si applica una riduzione di -1°C della temperatura d’esercizio. Come documentato dall’ENEA (e ripetuto a più riprese anche dai nostri approfondimenti), basta ridurre di 1 solo grado la temperatura interna sul termostato per tagliare dal 5% al 10% i consumi di gas per il riscaldamento. La differenza di temperatura è quasi impercettibile una volta che ci si abitua alla nuova impostazione, mentre i risparmi sono abbastanza tangibili (soprattutto con i prezzi attuali del gas metano).
Date e orari di accensione
La norma, al comma 1, parla genericamente, per quanto riguarda l’accensione degli impianti termici alimentati a gas per uso civile, di una riduzione di 15 giorni per quanto attiene il periodo di accensione e di 1 ora per quanto attiene la durata giornaliera dell’accensione stessa.
Tuttavia, in base alle zone climatiche, che sono diversificate in base alla temperatura media annua, viene poi fatta la seguente distinzione:
Zona climatica | Ore giornaliere | Data accensione | Data spegnimento |
---|---|---|---|
Zona A | 5 h | 08/12/2022 | 07/03/2023 |
Zona B | 7 h | 08/12/2022 | 23//03/2023 |
Zona C | 9 h | 22/11/2022 | 23/03/2023 |
Zona D | 11 h | 08/11/2022 | 07/04/2023 |
Zona E | 13 h | 22/10/2022 | 07/04/2023 |
Zona F | nessuna limitazione | – | – |
Le esclusioni e le eccezioni
Come già accennato in precedenza, la norma non ha carattere punitivo, ma punta a conciliare esigenze di risparmio con le esigenze reali di riscaldamento. Per questo motivo, sono esclusi dalle limitazioni, indipendentemente dalla zona climatica:
- ospedali, case di cura e strutture sanitarie
- scuole materne e asili nido
- piscine, saune e luoghi assimilabili
Inoltre, per coloro che riscaldano gli ambienti prevalentemente con energie rinnovabili (esempio impianti a pompa di calore con solare fotovoltaico) non ci saranno limitazioni di alcun tipo al riscaldamento.
Il decreto, inoltre, prevede già la possibilità che ogni comune emani delle direttive locali per autorizzare le accensioni anche in date oltre quelle previste dal ministero nel caso in cui le temperature siano particolarmente rigide. In pratica, quindi, se il clima non sarà clemente, i sindaci potranno comunque garantire le accensioni dei riscaldamenti nei luoghi pubblici delle città.
L’obbligo è anche per le abitazioni private?
Le indicazioni previste dal decreto sono valide anche per le abitazioni private. Ovviamente, come già detto, si tratta di indicazioni di buon senso, atte a far risparmiare tutti. Minore è la domanda di gas per il riscaldamento, minore sarà la speculazione sui mercati e minori saranno i problemi derivanti da eventuali interruzioni delle forniture.
Nel concreto, il decreto prevede che l’ENEA predisponga un vademecum con le indicazioni per risparmiare e impostare correttamente le temperature in casa e quelle di mandata delle caldaie (come abbiamo già fatto noi con le indicazioni sulle corrette temperature della caldaia a gas). Tale vademecum dovrebbe essere diffuso nei condomini dai rispettivi amministratori, che dovrebbero attuare le indicazioni nel caso di impianti con riscaldamento centralizzato.
Per chi, invece, è dotato di riscaldamento autonomo, rappresentano una buona linea guida per gestire il proprio impianto e avere bollette più leggere.
Il punto: basta ridurre giorni e ore per risparmiare?
Da anni anche noi cerchiamo di fare buona informazione su questi argomenti e, come sa chi ci segue da anni, da sempre diciamo che il risparmio sui consumi si ottiene agendo su più fronti e, soprattutto, ridurre la durata di accensione dell’impianto non garantisce automaticamente una riduzione dei consumi.
Per essere un po’ più chiari, una caldaia che lavora a pieno regime per poche ore potrebbe addirittura consumare più di una caldaia che lavora qualche ora in più, ma che non sta bruciando gas al massimo. Per cui, la riduzione della temperatura interna, anche solo di un grado, è più efficace rispetto alla riduzione della durata di accensione.
Per contenere i consumi di gas davvero, noi raccomandiamo di:
- ridurre la temperatura interna della casa (la temperatura interna ideale è di 19°C)
- ridurre la temperatura di mandata della caldaia (sia per il riscaldamento che per l’acqua calda sanitaria)
- sostituire la vecchia caldaia tradizionale con un modello a condensazione, che consente una riduzione dei consumi fino al 30%
Caldaia a condensazione:la soluzione al caro gas
Come anticipato, una caldaia a condensazione consente una riduzione importante dei consumi di gas, soprattutto se vengono impostate correttamente le temperature di mandata dell’impianto di riscaldamento.
La caldaia a condensazione, infatti, aumenta la sua efficienza (e quindi consuma meno) man mano che la temperatura di mandata scende, raggiungendo la massima efficienza con temperature tra 45°C e 50°C. In un range tra 50°C e 60°C, ideale nella maggior parte degli impianti domestici, il risparmio sui consumi si attesta intorno al 20%.
Con le quotazioni attuali del gas metano, che rischiano di superare la soglia critica di 1 euro al metro cubo per molti mesi, e grazie anche alle detrazioni fiscali fino al 65% per l’efficienza energetica (ecobonus), la caldaia a condensazione si ripaga in media in meno di due anni, garantendo poi risparmi per molti anni.
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Laureata in Discipline Economiche e Sociali in Bocconi, è tra i fondatori di Abbassalebollette. Esperta in problematiche finanziarie e organizzative, approda in Abbassalebollette.it dopo una lunga esperienza nelle società di Consulenza direzionale ed una trentennale attività imprenditoriale nel Real Estate e in particolare nel Facility Management.
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2 Commenti su “Decreto riscaldamenti: facciamo chiarezza sugli obblighi per il risparmio di Gas”
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3 Novembre 2022 alle 11:25
Smettiamola di dare informazioni sbagliate.
Ipotizzando ovviamente di avere una vita sedentaria in casa non è assolutamente vero che la temperatura ideale sia di 19°. Intanto varia ampiamente tra una persona e l’altra.
Comunque uno studio fatto un po di anni fa aveva stabilito che la temperatura di benessere sta tra 23 e 27 °C.
Diciamo le cose come stanno: 19 gradi possono essere un sacrificio accettabile dalla maggior parte delle persone non la temperatura ideale!
3 Novembre 2022 alle 15:43
Ciao Oreste,
ti ringraziamo per il tuo contributo alla discussione. Nei limiti del possibile noi cerchiamo di dare informazioni corrette e, prima di diffondere determinati dati, facciamo anche noi alcuni ragionamenti. Concordiamo con te che la temperatura ideale è un fattore soggettivo, ma proviamo a fare insieme alcune considerazioni. In inverno, solitamente, quando all’esterno le temperature vanno sotto i 10°C, tutti indossiamo indumenti pesanti (maglioni, camicie, pantaloni felpati, canottiere e, di notte, pigiamoni pesanti). Sfidiamo chiunque a sentirsi in uno stato di benessere a 27 °C con un maglione, magari di lana. Il benssere sarebbe scarso, per sé stessi (e per chi sta nei paraggi, visto il probabile grado di sudorazione).
Andando oltre il nostro ragionamento, che può anche essere opinabile, negli scorsi anni diverse trasmissioni televisive (come Striscia la Notizia) si sono occupate del tema della temperatura dei riscaldamenti nei luoghi pubblici, verificando che spesso la temperatura reale era ben al di sopra dei 21 °C previsti per legge (fino a 23/24 °C rilevati). Ebbene, in ognuno di questi luoghi, i dipendenti erano costretti a tenere le finestre aperte, in pieno inverno, per non soffrire eccessivamente il caldo.
Ora, scegliere di tenere il riscaldamento accesso fino a oltre 23 °C per aprire poi le finestre o per stare in casa in abbigliamento estivo è certamente una scelta personale, che perç impatta inevitabilmente sui costi in bolletta.
Il nostro portale cerca, da anni, di fornire suggerimenti per tagliare i costi in bolletta e, come potrai notare navigando nelle varie sezioni, ogni soluzione da noi consigliata è orientata all’efficienza energetica e all’autoproduzione di energia a livello domestico, in modo da tagliare le bollette senza dover rinunciare alle proprie abitudini di consumo e al comfort, quindi senza riurre la temperatura sul termostato di casa.
In conclusione, tuttavia, riteniamo che la scelta del governo sia stata equilibrata e che una temperatura interna reale di 19/20 °C sia ottimale per avere un buon compromesso tra vivibilità e consumi contenuti. Oltre tale temperatura si è costretti a svestirsi e indossare abiti più leggeri.
Lo Staff di Abbassalebollette.it