Tariffe Luce Indicizzate al PUN: come funzionano?
Prezzo variabile: come si calcola e quando conviene?
Le tariffe a prezzo variabile e indicizzato esistono da sempre sul mercato libero dell’energia, anche se hanno visto una grande crescita da parte di tutti i fornitori nel momento in cui le quotazioni dell’energia sui mercati all’ingrosso hanno iniziato a correre, mettendo a rischio la stessa sostenibilità economica delle aziende che hanno venduto tariffe a prezzo fisso e vincolato per lunghi periodi di tempo.
Il prezzo variabile diventa quindi una scelta vitale per le aziende e, allo stesso tempo, un’opportunità per i consumatori finali. Vincolarsi ad un prezzo fisso con le quotazioni attuali, infatti, può essere molto controproducente sul lungo periodo. Anche evitare un contratto sul mercato libero per restare nel mercato tutelato può essere sconveniente, in quanto nella maggior tutela i prezzi vengono aggiornati su base trimestrale, mentre con le offerte a prezzo variabile le quotazioni si aggiornano su base mensile, andando a recepire in tempi più stretti i ribassi.
Come è fatta una tariffa a prezzo variabile?
Una tariffa a prezzo variabile è costituita essenzialmente da tre componenti
- indice di riferimento (solitamente il PUN)
- spread (ovvero un valore fisso o percentuale di maggiorazione dell’indice)
- PCV e costi fissi per punto di consegna
Il PUN: Prezzo Unico Nazionale
Il PUN, come abbiamo specificato in altri approfondimenti, è il Prezzo Unico Nazionale, ovvero il prezzo all’ingrosso sulla borsa nazionale. In breve, è il prezzo a cui i venditori del mercato libero acquistano l’energia per rivenderla ai clienti finali, al netto delle perdite di rete.
Per conoscere le quotazioni aggiornate del PUN, visita la nostra pagina dedicata con i valori mensili del Prezzo Unico Nazionale.
Lo Spread
Lo spread, in breve, rappresenta il margine di ricarico rispetto al prezzo all’ingrosso. Può essere un valore fisso in centesimi di euro o un valore percentuale.
PCV e costi fissi
Alcuni fornitori decidono di aggiungere dei costi fissi per contratto, e possono essere contenuti solo nel Prezzo di Commercializzazione e Vendita PCV o in altre voci specifiche del contratto. Tali costi possono essere più o meno alti a seconda della convenienza dello spread. Accade, infatti, che in caso di spread molto basso o nullo vengano applicati dei costi fissi maggiori, mentre PCV e costi fissi sono bassi se lo spread è maggiore.
Come orientarsi tra le offerte a prezzo variabile?
Ovviamente la convenienza, come ripetiamo sempre, non è un concetto assoluto ma molto personalizzato e dipende strettamente dai consumi di ogni utenza.
Se si hanno consumi molto alti, conviene certamente orientarsi verso tariffe con spread basso e costi fissi e PCV più alti. In caso di consumi bassi, invece, conviene una tariffa con costi fissi più bassi, pur avendo uno spread maggiore.
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Laureato in Economia alla Bocconi, è tra i fondatori di Abbassalebollette. Esperto del mercato dell’energia e della green economy, approda in Abbassalebollette.it dopo una ventennale esperienza nel marketing delle principali utility italiane.
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